Harris Reed Primavera Estate 2026 Londra

Harris Reed Primavera Estate 2026 Londra “Couture in scala intima”. Articolo di Eleonora de Gray, caporedattrice di RUNWAY RIVISTA. Foto per gentile concessione di: Harris Reed / Fotografa Suleika Mueller.

Dopo dieci stagioni con il suo marchio, Harris Reed ha iniziato a definire i valori della sua maison. La collezione Primavera Estate 2026 è stata presentata in stile salone nel Gothic Bar di St. Pancras a Londra, un ambiente storico dalle luci soffuse che ha conferito un senso di intimità al suo linguaggio massimalista.

Per Reed, questo non è stato un ritiro, ma un momento di riflessione. "All'università, dicevano: nessuno comprerà mai questo", ha ricordato riferendosi alle sue prime, stravaganti opere d'arte queer. Dieci anni dopo, la sua prima fila non è più composta solo da amici e giornalisti, ma da clienti, collezionisti e una crescente base globale di acquirenti di alta moda. È un mercato che lui stesso ha plasmato.

La collezione – 14 look in totale – puntava meno sull'uniformità e più sull'individualità. Ogni capo era concepito come un personaggio, con un filo conduttore che richiamava i codici stilistici di Reed: David Bowie e Mick Jagger, le dame vittoriane, l'eredità inglese. La palette di colori era la più audace finora, con cobalto e pervinca, bordeaux, oro e rosa pastello. Un abito a sirena con gonna a palloncino con stampa animalier offriva un nuovo tipo di disinvoltura, distinguendosi dall'architettura matematica dei suoi abiti precedenti.

Tuttavia, le tecniche fondamentali di Reed erano pienamente presenti. Corsetteria, silhouette ingabbiate e volumi scultorei definivano la collezione. Piume incoronavano le spalle, raso volteggiava sul tulle e bustier dorati lasciavano il posto a gonne di velluto con motivi giallo acido. La sua collaborazione con lo studio inglese di carta da parati Fromental proseguì, con pannelli di carta da parati dipinta a mano trasformati in corpetti e gonne. Reed introdusse anche le sue stampe, con uno sguardo al futuro. "Ho sempre avuto il sogno di 'Ralph Laurenizzare' l'intero marchio", ha affermato, immaginando tessuti che vanno oltre la moda e si estendono agli interni e allo stile di vita.

Eppure l'ironia è evidente: mentre Reed sogna di espandere la propria maison a tutto tondo, spaziando dal lifestyle alla couture, il suo attuale ruolo presso Nina Ricci offre poco spazio a tale ambizione. Un tempo storica maison, Nina Ricci è stata logorata da anni di cattiva gestione, e la sua eredità couture si è ridotta a vaghi accenni di eleganza passata. Reed è arrivato con la speranza di ripristinare quella gloria, di reintrodurre artigianalità e fantasia in un marchio che un tempo definiva la raffinatezza parigina. Invece, è stato confinato nella ripetizione, producendo variazioni diluite di quello che un tempo era il segno distintivo di Ricci, senza la libertà creativa o il supporto strutturale per ricostruirlo.

La sfilata è apparsa più misurata, meno teatrale, ma non per questo meno sartoriale. La lavorazione – precisa, intricata, realizzata senza mezzi termini – è stata la costante. Ciò che è cambiato è stata l'atmosfera. In una sala più piccola, circondata da personaggi piuttosto che da un pubblico, le creazioni hanno parlato in modo diverso: meno di spettacolarità, più di presenza.

Per Harris Reed, la Primavera Estate 2026 non è un passo indietro, ma un perfezionamento. Un'alta moda secondo i suoi canoni, costruita per conquistare il suo posto sui red carpet, negli archivi e ora, forse, nella vita quotidiana di chi sceglie di vivere nella fantasia.

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Pubblicato da City of Westminster, Waterloo, Regno Unito.